MiN 2007 – manifesto

Siamo di Nove, anche se nessuno è nato fisicamente qui, visto che dagli anni Sessanta in poi i casi di nascita in casa si contano sulle dita di una mano. Siamo di Nove e non lo nascondiamo, ma non siamo campanilisti. O meglio, lo siamo solo in maniera goliardica quando la compagnia e la situazione portano a rimestare negli antichi dissapori esistenti tra popolani di paesi vicini.

Qualcuno dice anche che siamo giovani e in parte è vero, anche se ormai siamo tutti più vicini ai trenta che ai venti… ma non crediamo che l’età anagrafica possa influenzare più di tanto sulle nostre scelte artistiche.

Perché è di questo che ci occupiamo.

Chi a tempo pieno, chi come hobby, chi come studio, ma tutti lo sentiamo come un imprescindibile ed indefinibile anelito dell’anima.

Come spiegare altrimenti l’incessante ricerca formale, tecnica e stilistica che ci accompagna fin dall’adolescenza? Come dare una logica ai percorsi intrapresi da ogni singolo componente di questo gruppo? Percorsi che vanno a confluire, a collaborare, a sperimentare ed a contaminarsi l’un l’altro? Affinità e divergenze, non affinità elettive, perché l’identità di ognuno è saldamente ancorata a stilemi precisi, che si muovono parallelamente nella sperimentazione.

Tecniche plastiche e decorative utilizzate sui materiali più disparati, sostenute da concetti che, nel presente, guardano al passato, aprendo ad un ipotetico futuro. Tele dipinte, tavole decorate, supporti creati ad hoc per sorreggere idee atte a mostrare anche lati spesso nascosti della vita quotidiana. Non cerchiamo l’urlo spiazzante fine a se stesso, ma una proposta reale per dare seguito alla volontà di recupero degli aspetti migliori della tradizione.

E quindi la ceramica, certamente. Perché il paese in cui viviamo per moltissimi anni ha basato molta della propria economia sulla ceramica artistica. Oggi meno e, nonostante tutte le trasformazioni in atto, non possiamo fingere che non sia questo il nostro sostrato culturale. Ceramica indifferentemente intesa come mezzo espressivo finito, come semplice supporto, comunque spazio definito su cui muoversi per plasmare e dipingere. La duplice valenza dell’aspetto di ogni oggetto ceramico in quella che è la parte plastica e quella decorativa, e quindi la fatica e la gioia mentale-visiva-tattile del definirne i contorni. Sfruttare gli accorgimenti tecnici, anche vecchi di secoli, per ottenere sfumature, linee e colori che altrimenti non potrebbero essere fissati, ma anche e soprattutto comprendere la vita propria dell’argilla.

Sedimenti antichi più dell’uomo utilizzati fin dalla preistoria (con l’immagine biblica dell’uomo modellato da Dio) che ancor oggi seguono le stesse fasi prima di essere considerati oggetti finiti. Forme crude ottenute con il tramite dell’acqua, che unisce e agisce da legante, che subito dopo chiedono solo il riposo. Un riposo semplice, possibilmente tiepido, in cui è l’aria ad agire liberando quasi ogni singola molecola d’acqua che giace nell’impasto. E quindi il fuoco. Elemento naturale che consuma, la cui forma non è possibile fermare in alcun modo, ma che permette di passare dalla fragilità alla solidità piena.

Niente derive filosofiche prego, è solamente lavoro e sudore. Perché la terra pesa, perché non sempre si riesce a “domarla” nella maniera giusta e perché quando entra in scena il fuoco la certezza del risultato diventa una chimera faticosamente addomesticata.

Quindi che cos’è MADEinNOVE? Chi sono i fautori della rivalutazione di un nome che per troppo tempo è stato omesso sulle ceramiche prodotte per mere motivazioni economiche? Che cosa possono realizzare che non sia già stato fatto dai grandi maestri della ceramica italiana, tra cui anche numerosi concittadini del passato e del presente?

MADEinNOVE è un gruppo di amici che ha deciso di ribadire la propria originalità. È un gruppo di persone che nel settembre 2002, sull’onda emotivamente positiva creatasi in seguito alla seconda edizione di SperimentARTI-collettiva giovanile d’arte contemporanea, ha allestito una mostra presso la Sala “G.De Fabris” di Nove. Nelle adiacenze del Museo Civico della Ceramica, a non più di venti metri dall’entrata dello stesso, è stata realizzata una mostra che, per tempo a disposizione e per progetto di allestimento concepito, ancor’oggi potrebbe sembrare un’impresa folle.

Eppure tutto ha funzionato. Sei giovani, coadiuvati da molti amici che non finiremo mai di ringraziare, hanno “inscatolato” e poi aperto al pubblico il proprio percorso artistico. Marco Bolzenhagen_MB ha preso i piatti più semplici, quelli che oggi si definiscono piatti popolari e li ha segnati e dipinti facendo emergere il legame con la terra intesa come argilla e la terra intesa come natura, ma non solo. Lui, che di natura se ne intende molto pur essendo nato a Berlino, ha teso ogni segno veicolando anche le emozioni più immediate che l’uomo affronta ogni giorno. Andrea Dal Prà_.DNA, tenendo a mente le derive grafiche dei grandi maestri classici studiati a scuola, assieme a quelle più incisive di autori contemporanei, ha contaminato la natura con elementi meccanci. Biomeccanica, evoluzione pensata, per probabile o improbabile che sia, facendo propri elementi di quella naturale che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno. Una natura riformulata per il tramite di un immaginario che diventa solido e reale in sculture ceramiche di notevoli dimensioni le quali evocano richiami alle grandi civiltà antiche. Marco Maria Polloniato_mery9 scrive le parole per il gruppo (e cura quasi sempre l’organizzazione ed il coordinamento): spesso ha fatto anche le foto, talvolta la grafica, qualche volta anche quadri simbolici e sculture ceramiche tese. Paolo Polloniato_POL è un pittore nel senso più universale del termine. Con una tradizione familiare forte ed una immaginazione veicolata nella giusta maniera, ha intrapreso la strada dell’arte intesa come esperienza di vita. Ha scelto una strada difficile, ma ha raggiunto notevoli risultati sperimentando e fronteggiando con perizia ogni tecnica. Oggi si muove con facilità dalle tele alla ceramica, rimettendo in discussione il concetto di decorazione ceramica tradizionale ed il metodo di lavoro che essa persegue. Carlo Stringa_JAN si propone come elemento di difficile definizione. Restìo ad essere inquadrato in un lavoro od un altro, ha registrato sulla propria pelle i consigli di abili maestri artigiani. L’argilla trova nelle sue mani le forme più svariate, diventando indifferentemente oggetti d’uso, ludici o d’arredo. Denominatore comune è l’essere svincolato da qualsiasi forma precedente, sia essa naturale o opera d’altro artista. Infine Sergio Tolio_JOE a lungo il nostro webmaster. Sua è stata l’idea di veicolare attraverso la rete la felice intuizione di .DNA che corrisponde al concetto di noveyork. D’altra parte chi meglio di lui poteva dare forma ad un concetto, un luogo virtuale nel quale confluire metaforicamente? Anche nelle sue immagini digitali, siano esse esempi perfetti di macrofotografia o foto ritoccate dai molteplici significati, la cosa emerge facilmente.

NoveyorK però è solo un luogo immaginario. Non è l’espressione di chi vede nelle grandi metropoli il miraggio di qualcosa di migliore. Parafrasando un importante autore quale è Marco Paolini, potremmo dire che questa terra è la nostra terra e, pur con tutte le sue contraddizioni, non ce ne chiamiamo fuori.

Fin dall’adolescenza abbiamo avuto l’apertura mentale per guardare oltre i film consumati al cinema o alla TV, per viaggiare con la fantasia più lontano dei libri che abbiamo letto o sfogliato in cerca d’ispirazione, per ricercare nuovi suoni oltre la musica che normalmente viene passata alla radio, per andare oltre rispetto a quanto diligentemente chiesto a scuola dai nostri professori (almeno in campo artistico) in barba ai risultati.

E da quel momento non abbiamo più smesso.